mercoledì 26 marzo 2008

Pochi soldi valgono un massacro




La tavola è imbandita, come sempre c'è chi assapora già il piacere di servirsi.
Ho nel cuore migliaia di sensazioni che portano quasi tutte alla voglia di trovare parole positive.
Difficile, è molto difficile.

Non credo a nessuna delle parole che escono dalla bocca degli uomini potenti, in luce in questo momento politico, il loro interesse è al primo posto.

Ciò che distrugge oggi più che mai è sicuramente l'avidità personale.

Un pezzo di pane lanciato tra affamati produce una guerra assurda.

Nel piccolo sta il grande.


Quale giusta parola può cambiare la mente del mafioso che si accorda indisturbato con un compiacente parlamentare?

Quale giusto ragionamento può riportare al buon senso un personaggio accecato dall'insensato fanatismo pseudo-religioso?

Oggi ho guardato negli occhi un ragazzo extracomunitario, tentava di rubarmi pochi euro, davanti all'ospedale della mia città.
Poco dopo un suo compagno è intervenuto e per poco non lo massacrava, mi ha avvicinato, si è scusato, mi ha spiegato che quello è il loro lavoro, vendono fazzoletti ed orologi, fare brutta figura vuol dire "perdere il posto".

Il nostro micromondo è pazzesco, in qualunque parte del mondo pochi soldi valgono un massacro.

Le poche parole che ho pronunciato in questa occasione non so che segno potranno lasciare, che futuro vedranno queste persone?

Ho sentito una grande tristezza, vedere l'arroganza e la violenza così vicine e così lontane.